Diciotto anni di progettazione e costruzione, sicuramente non pochi, ma dal risultato sensazionale. La New Rome/Eur Conventional Hall, dal 2016, testimonia l’estro di un’architettura che può rendere concreta anche la sostanza più eterea, la nuvola.
Le fasi della realizzazione
La storia del “Rome Conventional Center La Nuvola” ha inizio nel giugno 1998, quando il comune della capitale indisse un concorso internazionale di architettura con obiettivo la realizzazione di un Centro Congressi, motore economico per la città. Fu proclamato vincitore, due anni dopo, il progetto dell’architetto Massimiliano Fuksas (di cui abbiamo parlato anche nel precedente articolo).
Le tempistiche, non certamente celeri, sono frutto di una serie di problematiche legate ad un aumento considerevole dei costi inizialmente stimati. Dalla stesura del progetto preliminare nel 2001, si è dovuto attendere Febbraio 2004 per il definitivo e Marzo 2007 per passare al progetto esecutivo, con un bilancio finale di 467 milioni di euro, ben più dei 275 previsti nelle prime fasi.
Il fattore economico ha giocato un ruolo chiave anche qualche anno più tardi, quando, a cinque anni dall’inizio dei lavori, è stato necessario un contributo esterno per la prosecuzione del cantiere.
Ad intervenire fu il governo, con un prestito di 100 milioni di euro e restituzione dilazionata in 30 anni; solo così il comune di Roma ha potuto ammirare l’opera realizzata e celebrarne l’inaugurazione finalmente nell’ottobre 2016, diciotto anni dopo! ( con diretta Rai, qui il video).
L’iter progettuale non facile ha portato alla città eterna il suo edificio più grande, che può ospitare 8 mila persone nei suoi 58 000 mq di superficie. Nel quartiere dell’EUR, seguendo le linee della tipica architettura razionalista che caratterizza il contesto, si stanzia una struttura da 37 000 tonnellate di acciaio (il quadruplo di quello usato per la Torre Eiffel).
La struttura del Centro Congressi
Il nuovo centro congressi è costituito da tre elementi distinti:
- il seminterrato
- la “Teca” e la “Nuvola“
- l’albergo La “Lama”
Nella parte interrata trovano posto l’ingresso principale, l’area informativa, un ampio congresso, la sala espositiva, il parcheggio, le sale riunioni e gli uffici.
E’ la Teca, però, a catturare realmente l’attenzione. Essa è un vero involucro, interamente realizzato in acciaio, vetro e cemento armato, che racchiude il cuore pulsante dell’edificio. Il guscio è una doppia facciata con vetro extrachiaro esternamente e vetro con sistema solare a fattore cellulare internamente.
Questi ultimi permettono il miglioramento dell’estetica, riducendo contemporaneamente il riscaldamento indesiderato dei locali interni, che vengono così isolati e protetti dai raggi solari. Nelle intercapedini tra le doppie facciate prendono forma i collegamenti e i percorsi di emergenza.
È soprattutto durante le ore serali che le vetrate trasparenti incantano i passanti, regalando la vista di un’opera d’arte insolita: una nuvola galleggiante.
Fuksas è riuscito a plasmare un bozzolo, dalla struttura portante ed indipendente in acciaio ed una secondaria calandrata che conferisce la sinuosità delle curve; il tutto è rivestito da una membrana di fibra di vetro trasparente e silicone ignifugo.
L’accesso alla Nuvola è garantito da una passerella che collega i due sistemi e le più lunghe scale mobili monoblocco d’Europa conducono all’auditorium, da 1800 posti. A completare l’interno della nuvola, ulteriori punti ristoro e servizi accessori.
Le ottime prestazioni acustiche dell’auditorium sono state ottenute rivestendo l’interno con 4700 pannelli lignei in ciliegio americano.
Infine, vi è l’albergo, il Blade, con alti standard qualitativi e 439 stanze (camere standard e due piani di suite). Ha una struttura completamente autonoma, anch’essa rivestita da doppi vetri con fattore solare e dotata di elevate prestazioni energetiche.
Soluzioni d’avanguardia
La creazione impalpabile di Fuksas sorprende anche per l’approccio eco-compatibile e l’avanguardia tecnologica, oltre che costruttiva. Il sistema di condizionamento è costituito da una pompa di calore reversibile, dal ridotto consumo elettrico, ma notevolmente performante.
L’acqua del lago Eur viene adoperata per il sistema di ventilazione naturale ed, infine, l’impianto fotovoltaico in copertura rende autosufficienti gli edifici. L’architetto ha sfruttato anche l’acqua piovana, convogliandola e filtrandola in serbatoi di accumulo, da cui può, a sua volta, essere pompata al sistema idrico.
Gli spazi interni riprendono il concetto di flessibilità funzionale e degli ambienti che Renzo Piano e Rogers sperimentarono nel Centre Pompidou a Parigi. Allo stesso modo, gli ampi interni liberi possono essere divisi mediante un sistema di pareti mobili e adattati alle diverse esigenze.
In questo viaggio di scoperta architettonica, esaltiamo la genialità dell’archistar dalle geometrie complesse e sostenitore della “teoria del caos”.
“Basta un particolare, un decimale in più o in meno per cambiare tutto. E’ l’imprevedibilità. questo concetto cambia il modo di progettare. E’ il giudizio stesso sull’esistenza. Il caos diventa elemento del sublime e quindi di poesia”.