MOSAICO E MUSICA
“Bisogna comporre gli accordi dei colori come gli accordi dei suoni, bisogna perciò avere delle conoscenze e una disciplina…i colori messi in un certo modo devono provocare nello spettatore una data sensazione”. Gino Severini
Quando qualcuno chiede di cosa mi occupo, alla risposta “Sono una mosaicista”, la domanda di rito che immancabilmente segue è: “Che bello! e che strumento suoni?”. Un’altra molto gettonata è: “Hai studiato al Conservatorio?”
I termini mosaicista e musicista foneticamente si somigliano molto e ormai ci sono abituata, ma anche se il mosaico ha a che fare molto con la musica, le due “arti” non sono proprio la stessa cosa. Il musicista, suona degli strumenti musicali, il mosaicista invece, “suona”, con il suo strumento, la martellina, dei materiali: sassi, marmi, vetro, ceramica…e, vi assicuro, che ognuno di loro ha un suono diverso!
UN PO’ DI CONFUSIONE
Essendo il mosaico un’arte suggestiva, enigmatica, misteriosa e piena di storia, vi è molto spesso la tendenza a considerare mosaico ciò che non lo è.
La maggior parte delle persone tende ad associarlo a quello presente nelle cucine, nei bagni e nelle piscine. ATTENZIONE! Quello è mosaico industriale e non ha nulla a che vedere con il mosaico artistico!!!
COS’È IL MOSAICO?
Vi chiederete allora, ma cos’è il mosaico? Cercherò in queste righe di spiegarlo brevemente.
Il mosaico è una tecnica decorativa che consiste nel riprodurre un determinato disegno, attraverso l’accostamento di piccoli frammenti, detti tessere musive, di vario materiale (pietre naturali, sassi, paste vitree, vetro, ceramica, conchiglie…) e di vario colore (sono già colorate, non le coloriamo noi!!!) utilizzate per rivestire pavimenti, pareti o singoli elementi architettonici, scultorei, d’arredamento o oggettistica.
ORIGINE DEL TERMINE
Il termine “mosaico” deriva dal latino musaicum opus cioè “opera delle Muse” perché nel passato, le grotte artificiali dedicate alle Muse situate nelle ville romane, erano decorate con una specie di mosaico.
Trattasi di un materiale, per sua natura tridimensionale, che gioca con le superfici su cui è applicato e con la luce, la quale può valorizzarlo o annullarlo.
A seconda dei materiali utilizzati e impiegati, esso può avere superficie liscia o ruvida, lucida, opaca o trasparente, colorata o monocroma.

Ceppo con tagliolo e martellina
Le tessere vengono applicate tramite collanti cementizi e tagliate su un supporto di legno, il ceppo, costituito da un tagliolo (cuneo di ferro o acciaio con una estremità a scalpello affilata) il quale permette, con l’ausilio della martellina (martello a forma di mezzaluna con due punte affilate dotate all’estremità di placchette in widia), il taglio delle stesse.
Il termine mosaico, nel linguaggio corrente, viene impiegato in generale per esprimere la diversità: in campo antropologico, ad esempio, seguendo lo stesso principio del mosaico artistico, si parla di mosaico di popoli di fronte a territori in cui convivono persone di differenti etnie, culture e origini.
LE DUE TIPOLOGIE
Possiamo distinguere il mosaico in due tipologie principali:
- pavimentale
- parietale
Il mosaico pavimentale viene alla luce nel periodo antico, a partire dal II millennio a.C. I mosaicisti iniziarono a realizzare mosaici pavimentali con l’ausilio di materiali naturali, in primis i ciottoli, che venivano utilizzati (in alternativa ai tappeti) per rivestire superfici, interne ed esterne, di cortili e palazzi.
A partire dal VIII sec. a.C. il mosaico pavimentale acquisisce un significato estetico: inizialmente venivano rappresentati disegni geometrici bianchi e neri e policromi, successivamente soggetti storici, mitologici e naturalistici. Questi ultimi venivano realizzati grazie all’impiego di pietre, marmi, calcari, terracotta, conchiglie e madreperle.
Il mosaico parietale si diffonde in età cristiana a partire dal I sec. d.C., divenendo l’ornamento principale delle chiese. La realizzazione di mosaici pavimentali, si sposta sulla parete. Il motivo? Perché era considerato irrispettoso calpestare immagini sacre.
Con questo passaggio, cambiano anche i materiali: per le pareti vengono utilizzate paste vitree, smalti colorati e oro, che creano suggestivi ed affascinanti giochi di luce.
PER CONCLUDERE…
Il mosaico ha sì due tipologie principali, ma anche quattro tecniche, la cui conoscenza permette di capire a quale superficie sia destinato. Ma queste le scopriremo più in là!
Fonte Immagine di copertina: Pixabay
Foto articolo: Chiara D’Alfonso