DirittoTecnologia

Diritto alla privacy e tecnologia

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Privacy e tecnologia

Da una prima analisi non sembra esserci un collegamento diretto tra diritto e tecnologia,  perchè a un primo acchito sono due ambiti nettamente distinti. Eppure senza diritto la tecnologia non sarebbe legittimata a esercitare la funzione di “facilitatore della società”. Il diritto fatica non poco a stare dietro l’ evoluzione veloce della tecnologia, capita spesso infatti di trovarsi davanti a vuoti normativi.

Ogni giorno tutti noi abbiamo a che fare con la tecnologia, ogni giorno disseminiamo i nostri dati personali tra siti web e applicazioni, la domanda che ci poniamo è: siamo tutelati?

Con il regolamento ormai noto a tutti come GDPR, (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’ UE il 4 maggio 2016 e diventato operativo soltanto nel 2018) l’ Unione Europea ha voluto regolamentare a livello comunitario la legge sulla privacy. In Italia il regolamento ha abrogato gli articoli del codice per la protezione dei dati personali del decreto legislativo 196/2003.

Cosa è il Gdpr (General Data Protection Regulation)?

E’ il regolamento con il quale l’ Unione Europea intende proteggere i cittadini europei dall’ abuso dei dati personali, garantendo una protezione interna e esterna. Per protezione esterna si fa riferimento a quelle realtà che esportano e trattano i dati personali in paesi extraeuropei.

Il Gdpr è obbligatorio per tutte quelle aziende o pubbliche amministrazioni che trattano enormi flussi di dati personali.

Il regolamento prevede che siano nominati l’incaricato al trattamento dei dati e il responsabile della protezione dei dati personali, inoltre bisogna comunicare: la sede legale, le sedi degli incaricati al trattamento dei dati e gli stabilimenti operativi.

Il Gdpr prevede inoltre che la persona interessata possa ricorrere all’ Autorità per la protezione dei dati qualora ravvisi un’ illegittimità nelle procedure di gestione dei dati personali. Il Gpdr prevede anche il ricorso al diritto all’ oblio.

Diritto all’ oblio

Ci rifacciamo alla definizione della Corte di Cassazione che definisce il diritto all’ oblio come:

“giusto interesse di ogni persona a non restare indeterminatamente esposta ai danni ulteriori che arreca al suo onore e alla sua reputazione la reiterata pubblicazione di una notizia in passato legittimamente divulgata”

Avvalendosi del diritto all’oblio si richiede la cancellazione dei dati personali, quindi si “chiede al motore di ricerca”, di eliminare tutti quei dati che possono essere lesivi per  l’ immagine dell’utente richiedente.

Ebbene ricordare che tutte le risorse che si trovano online sono indicizzate, ovvero, sono “autosegnalate” al motore di ricerca per essere facilmente reperibili.

Quindi possiamo semplificare dicendo che il diritto all’ oblio funge da “deindicizzatore”  dei dati personali.

Quali sono le tracce digitali che lasciamo ogni giorno sul web?

Il browser è il primo “traditore”, il browser? Si esatto, rivela tutti i nostri comportamenti che vengono poi utilizzati dai siti web per esempio per propinarci la pubblicità. E’ capitato a chiunque di vedere sponsorizzato un prodotto che proprio qualche ora prima è stato oggetto di ricerca sul web, questo è dovuto ai cookie che si annidano all’ interno del browser e fungono da registratori dei nostri comportamenti.

Il browser permette inoltre di rilevare la nostra posizione per offrire dati più accurati quando si effettua una ricerca.

Non solo i browser ma anche le app che utilizziamo sul cellulare, i fitness tracker e tutti gli accessori di domotica rilevano i nostri comportamenti circa i gusti musicali, prodotti preferiti, ore di sonno, passi della giornata, i luoghi dei nostri spostamenti.

Quando acquistiamo un prodotto digitale o accessorio tecnologico, al primo utilizzo ci viene richiesto di accettare i termini e le condizioni (che sono da flaggare obbligatoriamente) e altre voci opzionali che, prevedono l’utilizzo dei dati dell’utente per scopi di marketing o per la cessione degli stessi a terzi. La maggior parte delle volte in tutta fretta, accettiamo di cedere i nostri dati personali senza preoccuparci su come vengano gestititi o trattati.

Per una maggiore consapevolezza ma soprattutto sicurezza, consiglio di prestare attenzione la prossima volta che ci viene chiesto il consenso al trattamento dei dati.

Immagine dell’ articolo con licenza GRATUITA  PIXABAY
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Giuseppe Candido classe 1990 laureato in Giurisprudenza, appassionato di tecnologia e fotografia e fondatore di Flyde.it
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