Psicologia

Emozioni: cosa sono? Un viaggio per scoprirle

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Emozioni: ogni giorno ne proviamo tante, positive e negative. Ma cosa sono? Iniziamo un viaggio (nella ricerca scientifica) alla scoperta delle emozioni che ci porti ad una maggiore consapevolezza emotiva (di cui abbiamo parlato nel precedente articolo) e conoscenza di noi stessi.

Le emozioni sono esperienze soggettive complesse, intense ma generalmente di breve durata. Svolgono una funzione adattiva in quanto costituiscono una risposta immediata ad una sollecitazione ambientale.

Ad esempio, se ci mettessero un fiammifero accesso vicino alla mano, scatterebbe in noi subito una stato d’allerta, modificazioni corporee (alterazione del respiro) e del pensiero (“speriamo che non si avvicina ancora di più altrimenti mi posso bruciare”), alterazioni comportamentali (allontanare la mano).

Le dimensioni dell’emozione

  • Fisiologica: determinata dalla presenza di specifiche reazioni corporee (variazioni pulsazioni cardiache, aumento o diminuzione della sudorazione, accelerazione del ritmo cardiaco, aumento o rilassamento della tensione muscolare) connesse alle diverse emozioni, elicitate dal Sistema Nervoso Centrale, dal Sistema Nervoso Autonomo e dal sistema endocrino (che regola i livelli di stress e ansia);
  • Cognitiva: capace di mediare il rapporto con l’ambiente in base ad una valutazione. Questa consente di attribuire significato alle reazioni messe in atto e di stimolare e guidare l’individuo a far fronte (coping) all’evento che ha scatenato una particolare emozione;
  • Motivazionale: orienta all’azione e modifica/regola il comportamento in relazione ai desideri e agli scopi;
  • Espressivo-comunicativo: presenza di configurazioni facciali e altre manifestazioni non verbali che sono essenzialmente universali e specifiche per ogni emozione;
  • Sociale: presenza di un significato contestualizzato e specifico che dipende dal contesto e dalle relazioni.

Nel passato

In passato e nella psicologia pre-scientifica, l’emozione era considerata un fattore di perturbazione della condotta razionale dell’uomo. Dato che la razionalità era considerata l’elemento distintivo e nobilitante dell’uomo rispetto agli altri esseri viventi, l’emozione era vista collegata alla parte “animale”, del tutto negativa. Vi era la convinzione che dietro alle forti emozioni ci fosse una divinità negativa che si impadroniva dell’uomo in modo del tutto incontrollato e inspiegabile.

È con Darwin (1872) che inizia a farsi strada una nuova concezioni delle emozioni. Esse rappresentano per lo studioso un meccanismo adattivo per la sopravvivenza della specie. Successivamente Sigmund Freud (1856-1939) non contrappone più le emozioni alla razionalità. Freud parla delle emozioni come componenti inscindibili del funzionamento della mente, come parte in ombra di ogni processo mentale.

Lo studio di Ekman: l’universalità delle emozioni

 

Tra le tante teorie sulle emozioni, vorrei soffermarmi su quella di Ekman. Egli ha elaborato una teoria basata sui segnali espressivi universali che contraddistinguono le emozioni. L’esperimento più noto è avvenuto nel 1972 ed è stato di tipo interculturale. E’ stato chiesto a uomini di una tribù isolata e illetterata della Nuova Guinea di “recitare” con il volto varie emozioni. Lo studioso ha fatto scattare molteplici fotografie a queste espressioni facciali e successivamente ha selezionato 6 fotografie, ciascuna associata ad un’emozione fondamentale: Felicità, Sorpresa, Disgusto, Rabbia, Paura e Tristezza. Le fotografie sono state poi mostrate a ventuno gruppi di soggetti sperimentali, ciascuno residente in un Paese diverso, di cui solo undici erano occidentali. È stato chiesto ad ogni soggetto di associare la foto del viso ad una delle sei emozioni elencate.

Cosa è uscito fuori?

I soggetti avevano associato allo stesso modo felicità, tristezza e disgusto ed erano in maggioranza d’accordo le tre rimanenti.

Perciò lo studioso ha ipotizzato che per alcune emozioni subentrino poi delle “regole di esibizione” legate alle norme culturalmente apprese e ha così compiuto un ulteriore esperimento.

Emozioni tra giapponesi e americani

studio sulle emozioni

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Il secondo studio prevedeva il confronto tra americani e giapponesi. Venticinque americani e altrettanti giapponesi si sono ritrovati in due situazioni diverse: una di gruppo, una in cui erano da soli. Ogni soggetto era collegato a strumenti che misuravano le reazioni fisiologiche ad uno stimolo stressante, cioè la visione di un filmato (da una pre-ricerca, questo filmato risultava disturbante per entrambe le culture prese in esame). Le valutazioni delle espressioni facciali sono state effettuate con un computer che ha analizzato le variazioni mimiche in modo quantitativo ed ha isolato le varie parti del viso (tecnica siglata FACS).

Dall’esperimento è emerso che quando i soggetti orientali erano soli assumevano espressioni facciali identiche a quelle degli americani, solo che in presenza di altri tendevano a esibire espressioni neutre o moderatamente positive, in linea alla norme della loro cultura.

Emozioni primarie o di base

Grazie al suo studio, Ekman è riuscito a individuare e distinguere le emozioni primarie o di base, le cui espressioni sono universali e riscontrabili anche in popoli isolati dal resto del mondo. Esse sono: rabbia; paura; tristezza; gioia; sorpresa; disprezzo e disgusto.

Queste sono emozioni innate, dalla cui combinazione nascono poi quelle secondarie, durante la crescita dell’individuo e l’interazione sociale. Alcuni esempi? Allegria, invidia, senso di colpa, gelosia, ansia.

Bene, ora è come se avessimo preparato la nostra valigia con tutto il necessario per andare alla scoperta delle emozioni. Siamo pronti per partire!

Bibliografia:

Ekman, P. (2008). Te lo leggo in faccia. Riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste. Editore Amrita, collana Scienza e Compassione

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Paola Ferriero Classe 1991. Psicologa clinica e Tutor Specifico DSA. Si occupa di sostegno psicologico, tecniche di rilassamento di gruppo e individuali (training autogeno) e percorsi di accompagnamento e preparazione al parto con metodo RAT.
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