In questo articolo percorreremo insieme le varie fasi e caratteristiche del mosaico bizantino. Questo ci aiuterà in seguito, a capire e “decifrare” la maggior parte dei mosaici di questo periodo.
Nell’anno 330 l’imperatore Costantino I trasferì il centro del potere dell’Impero Romano nell’antica città greca di Bisanzio e lì costruì la nuova capitale Costantinopoli, l’attuale Istanbul.
Questa scelta fu causa di importanti cambiamenti anche per il mondo dell’arte e dell’architettura.
Architettura
I primi edifici religiosi nascono dopo l’Editto di Costantino (o “Editto di Milano“ del 313 d.C.) con due tipologie di piante: circolare e longitudinale.
I soggetti, con la predilezione per quelli sacri, passano dal pavimento alle pareti, alle volte e alle cupole, in quanto era ritenuto irrispettoso calpestare immagini sacre. Il mosaico bizantino inizia così a svolgere una funzione educativo-didattica.
In architettura l’elegante forma della cupola abbellì le nuove chiese costruite per dare spazio alla grande diffusione del Cristianesimo in tutto l’impero.
In termini architettonici l’obiettivo dei costruttori era quello di instillare nei credenti l’idea di vicinanza di Dio. Questa esperienza la si può provare se ci si sofferma nel centro dell’immensa cattedrale volgendo lo sguardo verso l’enorme cupola dove solitamente è collocato il Cristo Pantocratore.
L’arte bizantina sviluppatasi per oltre mille anni rappresentava una fusione tra lo stile greco classico e l’arte romana, con una forte presenza di simbologia cristiana e la tendenza medio orientale all’utilizzo di allegorie.
I materiali del mosaico bizantino
Con la diffusione del Cristianesimo assistiamo al trionfo dell’opus musivum con smalti e oro.
Il materiale delle tessere non è più quello lapideo come per il mosaico romano, ma diventa prezioso e ricercato, per sottolineare l’importanza dei temi trattati e conferire loro il dovuto rispetto.
Vengono utilizzate paste vitree policrome, brillanti e dorate, selezionate per la loro capacità di riflettere e catturare la luce proiettata dalle finestre.
Le tessere dorate in particolare, hanno il compito di illuminare le immagini dall’interno, questo effetto dà la sensazione che le figure sacre si stacchino dallo sfondo in direzione dell’osservatore.
Il taglio delle tessere perde la regolarità dell’opus tesselatum ed acquisisce effetti più vari, irregolari mossi e vibranti, caratteristica del mosaico bizantino.
Uno degli aspetti più salienti della nuova iconografia è caratterizzato dall’uso del fondo aureo che sostituisce completamente i fondi bianchi tradizionali del mosaico antico greco-romano.
I soggetti
I soggetti sono sacri, religiosi con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento e con molti motivi decorativi, geometrici e fitoformi.
I personaggi senza sfondo e profondità di campo, galleggiano in uno spazio irreale quasi non fossero soggetti alla forza di gravità.
Per i bizantini l’imperatore era il rappresentante di Dio in terra e per questo motivo viene raffigurato in molte opere musive.
Come leggere le figure all’interno della chiesa – struttura gerarchica
Le parti alte della chiesa rappresentano il Cielo, le parti basse il Cielo Terrestre dove dimora lo spirito di Dio. I soggetti sono disposti tutti secondo una gerarchia canonica: sulla sommità della cupola troviamo il Signore dell’Universo, il Cristo Pantocratore con i sedici profeti e le schiere angeliche.
Sull’abside la Vergine circondata dagli arcangeli Gabriele e Michele. Al di sotto il corteo degli apostoli (o teoria dei dodici apostoli), raffigurati anche come dodici pecorelle; sulle pareti del santuario invece sono illustrate le feste liturgiche dell’anno, attraverso diversi episodi evangelici.
Infine, i vescovi a volte uniti con i santi occupano gli spazi rimanenti mentre, i quattro Evangelisti con i loro simboli che compaiono dalla fine del V sec., erano spesso rappresentati in medaglioni, nelle trombe d’angolo.
Fasi principali del mosaico bizantino
Le fasi principali del mosaico bizantino si possono dividere in cinque periodi:
Periodo di formazione dal IV al VI sec.:
mosaici paleocristiani sia pavimentali che parietali, per i primi abbiamo la Basilica di Aquileia, per i secondi alcuni di Milano, Roma, Ravenna, Salonicco.
Periodo Preiconoclasta dal VI sec. al 726:
qui l’immagine viene sintetizzata, c’era l’esigenza di arrivare all’essenza. Ammiriamo i mosaici del Monastero di Santa Caterina (Sinai-Egitto), di Ravenna, di San Demetrio a Salonicco e quelli di Santa Agnese a Roma.
Periodo Iconoclasta dal 726 al 843:
durante l’iconoclastia i mosaici non sono più figurativi ma si rifanno a motivi geometrici, con croci e racemi vegetali.
Periodo Medio-Bizantino dall’843 al 1261:
questo periodo segue uno stile “linearistico”, le figure si appiattiscono, perdono la tridimensionalità. Esempi musivi di questo periodo li troviamo a: Santa Sofia (Istanbul), nei monasteri greci di Dafni, Hosios Lukas e Nea Moni, nella Cattedrale di Santa Sofia (Kiev-Ucraina).
Periodo Tardo-Bizantino dal 1261 al 1453:
le figure abbandonano la solennità del passato diventando più intime ed umane, i colori sono più brillanti. Mosaici significativi di questo periodo li troviamo nella Chiesa di Santa Maria Pammakaristos e nella Chiesa di San Salvatore in Chora entrambe a Istanbul.
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Foto articolo: Chiara D’Alfonso