II dolci profumi autunnali iniziano a farsi strada. La brezza estiva cede il posto all’aria crepuscolare, eppure quest’autunno ha l’aria di primavera. Perché? Perché ha coinciso con il rientro al lavoro, dopo un letargico confinamento fisico. Si è ritornati, anche solo parzialmente in ufficio, gli alunni sono tornati in classe, i cinema e i teatri hanno riaperto.
Questo come influenza l’abbigliamento? Abbiamo o stiamo riponendo gli svolazzanti prendisole e stropicciate camicie di lino negli armadi. Per mesi abbiamo indossato comodissime tute per stare in casa e lavorare…ma diciamolo, stare in ufficio, ritornare in classe: un po’ ci mancava.
Qual è il capo che per definizione viene associato all’ambiente lavorativo? Il tailleur.
Indossare il tailleur nelle sue disparate varianti, anche per un giorno a settimana, ci dà quell’allure, quella carica da Piazza Affari.
Quando nasce il tailleur?
Prometto di non tediare con lunghi excursus storici sulla nascita del tailleur. È d’obbligo però sapere chi lo ha “inventato “.
Curiosità etimologica
Il nome tailleur deriva dal fatto che un capo così rigoroso dovesse essere frutto dell’abilità sartoriale del sarto, il tailleur per l’appunto in francese. Nel 1885 il sarto inglese John Redfern ha realizzato il primo tailleur per la principessa di Galles.
Quando si indossava?
Inizialmente, il tailleur era indossato al mattino e veniva corredato di accessori maschili come gilet e cravatta. A primo impatto, indossare qualcosa non legata ad un abbigliamento pieno di merletti e fronzoli si presentò come un primo passo verso l’emancipazione femminile. Peccato però che i sarti utilizzassero pesanti stoffe, intelaiature con il crine e spalle imbottite. Una versione più “comoda” e corta fu adottata durante la prima guerra mondiale.
Sartorialità e modernità del tailleur
Negli anni Venti del Novecento Mademoiselle Coco Chanel ne attuò una rivisitazione. Confezionò un modello a maglia, dalle linee morbide e rigorose allo stesso tempo che bene si accostavano ai nuovi tempi. Iconici saranno i tailleur in tweed con i bottoni dorati schierati sul dorso della giacca.
Le linee del tailleur rimarranno strutturate per i decenni successivi, negli anni Settanta ci penserà re Giorgio Armani a destrutturare la giacca e ad utilizzare tessuti più leggeri.
È interessante vedere come si è evoluto il tailleur e come gli stessi stilisti abbiano reso omaggio ai couturier del passato. Negli anni moltissimi stilisti hanno messo il tailleur nelle loro collezioni, reinterpretandolo. Avere un tailleur nell’armadio è il corrispettivo del tubino nero.
Fonti d’ispirazione
I tailleur dalla forma a clessidra di Gilbert Adrien, in cui predominano spalle squadrate e linee austere e della prestigiosa casa di moda londinese Lachasse LTD (chiusa nel 2009) dalle confezioni di altissimo pregio sartoriale, sono stati fonti d’ispirazione. Questi modelli sono stati reinterpretati da John Galliano e Alexander Mc Queen.
In Galliano vediamo l’evidentissima forma a clessidra e ultra femminile, in Mc Queen lo stile del completo anni cinquanta viene sottolineato dal collo alto e la giacca svasata, i revers sulle spalle dissimulano l’uso della spallina e l’inserto trasparente sulla schiena è un audace sconvolgimento all’austerità del completo.
La vita del tailleur ha avuto ed ha varianti infinite. Le giacche hanno avuto le spalline ampie e minigonne cortissime, linee attillatissime o altamente oversize. Non c’ è seduta di laurea, incontro di lavoro o addirittura red carpet in cui non sia presente un tailleur.
Alcuni esempi? Il raffinatissimo tailleur aperto sulla schiena indossato da Kasia Smutniak in total look Armani alla 77° Mostra del cinema di Venezia. Indimenticabile, il tailleur Chanel rosa che indossava Jackie Kennedy il 22 novembre del 1963.
Nel cinema
Persino nel mondo del cinema molte dive hanno reso iconico il loro passaggio sullo schermo ad un impeccabile tailleur. Uno sguardo al passato? Per Marlene Dietrich è un capo fondamentale. E ben rappresentava la forza e la grinta di quest’attrice, dall’eleganza innata.
Le algide protagoniste dei film di Hitchcock indossano tailleur, e un azzardato parallelismo possiamo collocare la protagonista femminile nell’ultimo film di Nolan, Tenet. In moltissime scene indossa meravigliosi completi dall’allure vintage.
Intramontabili tendenze
Il tailleur è protagonista anche delle collezioni autunno inverno 2020/2021.
Gucci ne offre una gamma fatta di tessuti variopinti con chiari richiami alle stampe optical anni settanta, o forti tinte come verde e bordeaux. In Gucci lo stile diviene fluido, senza schematismi di genere. Ci si potrebbe vestire coordinati ed essere estremante alla moda.
Elisabetta Franchi punta su completi dalle linee rigorose che vivono di femminilità grazie ai tessuti scintillanti di paillette, rosa nude e cammello. Per Max Mara il blu nel cangiante velluto e il gessato permettono di andare in ufficio e poi uscire solo cambiando gli accessori.
In ultimo, ma non per importanza, Armani ripropone il classico ed intramontabile giacca-pantaloni color fumo; in cui l’eleganza è regina.
Anche i grandi marchi come Zara, Sisley, Asos hanno proposto moltissime varianti di tailleur. Da portare con anfibi, decolleté, o sneakers… aprite l’armadio, lunedì prima di andare in ufficio, non potete dire …non so cosa mettere.
Foto di Lara Gonzalo da Pixabay
I riferimenti e le immagini inerenti Adrien, Galliano e McQueen sono tratte dal libro "Contro moda. Capolavori della Collezione permanente del Los Angeles County Museum of Art", a cura di S. S. Takeda, K. D. Spilker, Skira editore, 2007.