Nel cuore di Porta Nuova a Milano, l’architetto Stefano Boeri da’ vita, nel 2011, all’edificio Stecca 3, l’incubatore per l’arte, un luogo dove arte e cultura diventano protagoniste.
Inaugurata il 7 ottobre 2012, l’ “Incubatore per l’arte”, si colloca al centro di un importante progetto di riqualificazione, avviato nel 2005 e che coinvolge il Centro Direzionale di Milano, l’area dismessa delle Varesine , parte del quartiere di Porta Garibaldi e di Isola.
La Stecca di terza generazione
L’incubatore raccoglie l’eredità dell’edificio industriale Brown Boveri, demolito per rendere concreta la riqualificazione dell’area. Eredità non di poco conto, considerando che la “stecca degli artigiani” (come veniva denominata), rappresentava per botteghe artigiane, associazioni varie e attività di urbanistica un centro sociale a cui fare riferimento.
Ed è proprio quello stesso sito ad ospitare attualmente un nuovo centro culturale e sociale, in cui si promuove il volontariato e la sostenibilità ambientale.
Stecca 3 si fa carico di un ruolo considerevole, innescando fenomeni relazionali e promuovendo incontri e scambi di idee. Fornisce quegli spazi, spesso mancanti, per le attività associative e artigianali.
Un’ iniziativa da sottolineare ed elogiare è quella del Comune di Milano. Ogni 5 anni è permesso alle attività culturali, di volontariato, di integrazione multiculturale o ancora porta voci della sostenibilità ambientale, di alternarsi all’interno della sede milanese.
L’intervento di Stefano Boeri
L’edificio, a forma di parallelepipedo, occupa circa 800 mq, spalmati su due piani. Dal punto di vista distributivo, vede al piano terra la presenza di spazi polifunzionali e tre grandi laboratori dalle dimensioni diversificate; il piano superiore ospita, invece, un’area dal volume più aperto e libero in cui accogliere mostre, conferenze ed eventi.
Incubatore Per L’Arte
L’architetto ha voluto conferire all’impianto il carattere tipico dell’area, quello industriale e, a tal scopo, anche la scelta dei materiali è stata oculata. Un rivestimento esterno metallico forato, che proietta particolari giochi di luce, arricchisce la morfologia piuttosto semplice dell’impianto. Esso viene interrotto dalle aperture vetrate, schermate da frangisole, perpendicolari ad esse e dimensionalmente uguali. Inoltre, una vetrata tutt’altezza caratterizza il fronte nord, permettendo di partecipare, quantomeno visivamente, alle attività svolte in sede. Pensiline sporgenti e la scalinata affacciata verso il parco completano il progetto.
La lamiera metallica che riveste il corpo, si estende anche in copertura, dove trovano spazio i pannelli fotovoltaici, atti a limitare l’impatto energetico. Allo stesso scopo, l’incubatore è servito da una pompa di calore, mitigatrice delle sale.
La pesantezza del volume complessivo è attenuata grazie all’intervallarsi delle bucature vetrate ai pieni e attraverso la scelta del colore bianco, che dona luminosità anche agli interni.
Le aule risultano, inoltre, flessibili e polifunzionali poiché dotate di pannelli scorrevoli. Questi ultimi permettono la divisione degli spazi quando necessario o la loro apertura, a seconda delle esigenze.
Contaminazione di idee e coworking
L’intervento dell’architetto, famoso per la realizzazione del bosco verticale, ha dato vita a spazi di coworking, in cui le idee si contaminano, i pensieri si fondono e trovano voce. Fies, centro di produzione e promozione della cultura attivo dagli anni Ottanta, ha istituito lì la propria sede con l’intento di portare allo sviluppo progetti e free school per le imprese.
Spazi come la Stecca 3.0 possono plasmare contenuti innovativi e favorire il contatto, sempre più carente in un mondo di social, ma poco sociale.
PHOTO: Paolo Rosselli, Iwan Baan