Il nostro corpo è progettato per essere perfetto? Assolutamente no!
Il nostro organismo si regge su principi biologici che ne consentono la massima funzionalità, ma non una completa efficienza.
È una imperfetta bellezza della Creazione.
Le imperfezioni dell’evoluzione
Basti considerare ad esempio, che siamo suscettibili al soffocamento a causa di una mancata occlusione delle vie aeree tramite l’epiglottide o che abbiamo residui anatomici con un’utilità piuttosto discutibile:
- denti del giudizio: “ereditati” dall’Homo Sapiens (servivano per masticare cibi duri e crudi);
- capezzolo nel sesso maschile: nella vita intrauterina, il feto è permeato soprattutto di estrogeni (effetto materno). Producendo androgeni, viene, invece, contrastato l’effetto legato all’esposizione agli estrogeni e si sviluppano i caratteri sessuali tipici maschili.
L’ imperfetta bellezza dell’evoluzione
Sebbene, in senso estremamente riduzionistico, l’uomo sia un “serbatoio metabolico”, in cui incessantemente operano varie reazioni per il mantenimento della vita stessa, occorre tener presente che:
nell’imperfezione dell’uomo risiede la sua piena potenzialità e bellezza.
L’essere umano infatti ha acquisito, nel corso dell’evoluzione, una postura eretta, la capacità di costruire attrezzi, l’utilizzo di metodi di comunicazione sofisticati (la scrittura, ad esempio).
Tutto questo si sviluppa in contemporanea ad un aumento del volume encefalico: l’Australopiteco aveva un encefalo di volume pari a circa 400 cm³; quello dell’uomo attuale è di circa 1400 cm³ ( 1000 cm³ in più !)
Che cosa è la corteccia associativa?
La nostra attuale supremazia nella scala evoluzionistica risiede principalmente nell’anatomia della nostra corteccia cerebrale, costituita principalmente da aree associative.
I neuroni delle aree associative si organizzano in reti complesse, sviluppando connessioni nello stesso emisfero o tra i due emisferi diversi del telencefalo.
Ne derivano funzioni di elaborazione del segnale superiori, come la percezione di sé (vedendo la nostra immagine riflessa nello specchio, noi riusciamo a riconoscerci in essa!) e quindi la coscienza dell’immagine.
L’uomo è in grado di percepire e di rispondere a stimoli esterni, evocare ricordi, donando una coloritura affettiva a particolari avvenimenti.
Bulbo olfattivo e ricordo
Alla base del nostro cervello si trova una struttura chiamata bulbo olfattivo, che riposa sulla lamina cribrosa dell’etmoide.
Esso è direttamente collegato ad un’area della nostra corteccia (area orbito-frontale), che elabora schemi comportamentali in seguito alla percezione di un odore e che proietta ad un’altra struttura nervosa, l’ippocampo, che elabora una risposta emotivo-affettiva.
Associando ad una determinata situazione una specifica sensazione olfattiva, si “scatenano” emozioni qualitativamente diverse: si è maggiormente stabilizzato un ricordo!
Visione Frontalizzata
Nel corso dell’evoluzione, l’uomo doveva poter inseguire e seguire “con lo sguardo” una preda che scappava, concentrando la propria attenzione sui movimenti della preda.
Quindi, la frontalizzazione è correlata con la caccia e il nostro sistema sensoriale capta dal mondo esterno solo ciò che è biologicamente rilevante.
Mantenimento energetico
Sempre per motivi di sopravvivenza, l’uomo ha più ormoni per alzare la glicemia rispetto a quelli per abbassarla (rappresentati, in effetti, dalla sola insulina) .
Il cibo anticamente era un fattore limitante, non ampiamente disponibile e l’uomo doveva essere più adatto a resistere al digiuno e necessitava anche di energia prontamente spendibile per inseguire una preda.
Vescica e controllo della minzione
A quanti di noi è capitato di trattenere l’urina per lungo tempo?
Ciò comporta un controllo neuronale che coinvolge due sistemi nervosi : ortosimpatico e parasimpatico.
Mentre la vescica si sta riempiendo, l’ortosimpatico inibisce il muscolo detrusore, che avvolge la vescica, e attiva il muscolo sfintere (evitando cosi, che l’urina fluisca continuamente nell’uretra).
Mentre la parete della vescica continua a dilatarsi, in seguito alla continua entrata di urina nella vescica, il detrusore viene contratto grazie all’attivazione del parasimpatico e lo sfintere interno della vescica è rilasciato, con conseguente minzione.
Sappiamo, però, che noi possiamo trattenere l’urina se siamo in condizioni che non ci permettono la minzione (ad esempio, durante un colloquio di lavoro o un esame di guida).
Come è possibile? I centri superiori del nostro sistema nervoso centrale “avvisano ” i centri che predispongono al controllo orto/para-simpatico (che risiedono nel tronco encefalico) per cui si può trattenere l’urina, grazie anche ad una contrazione volontaria del pavimento pelvico.
Quindi vi è un controllo superiore che risiede nel telencefalo, elabora e integra le informazioni giunte dalla parete vescicale e ritarda lo svuotamento della vescica.
L’incessante processo evolutivo
Il nostro organismo, dunque, risponde continuamente a stimoli esterni ed interni ed elabora risposte che possono essere estremamente sofisticate e affascinanti.
Nonostante le imperfezioni evoluzionistiche, il nostro organismo è programmato per tendere alla massima efficienza computazionale, adattandosi continuamente a nuove circostanze.
In questo momento siamo al vertice della scala evolutiva, siamo un’imperfetta bellezza della Natura, ma il processo dell’evoluzione è destinato a progredire.