La scienza non ceda alle sirene della vanità, non ceda come ha fatto la politica al ricatto della popolarità, ai personalismi e alle fughe in avanti solitarie.
Le domande poste ai vari esperti in questo periodo sono state numerose. Alcune hanno trovato risposte basate su teorie e conoscenze consolidate da tempo, altre invece hanno visto anteporre l’ego al metodo scientifico. In assenza di elementi certi, solo alcuni si sono astenuti dal rispondere.
Nulla di poi così rilevante se non fosse per il fatto che queste scelte sono le fondamenta delle decisioni politiche. Le liti tra virologi, di probabile interesse scientifico, vengono strumentalizzate per “dibattiti” politici di interesse decisamente improbabile.
I media d’altronde li hanno incalzati continuamene: Il virus è mutato? È diventato meno aggressivo? Il caldo estivo uccide il virus? Non era forse più saggio ammettere che la risposta ancora non c’era? La necessità di rilasciare continuamente dichiarazioni mal si concilia con la capacità di esprimere considerazioni obiettive, depurate dal peso delle opinioni personali.
Dopo la Giornata Mondiale dell’ambiente (ve ne abbiamo parlato quì) oggi si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani.
8 giugno: Giornata Mondiale degli Oceani
La Giornata Mondiale degli Oceani si celebra in occasione dell’anniversario del Global Forum su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992.
Negli ultimi anni l’accento è stato posto inesorabilmente sullo stato di salute degli oceani. Una salute minacciata dai cambiamenti climatici e dall’enorme quantità di plastica in essi riversata.
Come riporta OnuItalia: nel 2050 gli oceani conterranno più plastica che pesci: la produzione di plastica mondiale è aumentata di venti volte dal 1964, raggiungendo le 314.000 tonnellate nel 2014. Questi numeri sono destinati a duplicare nei prossimi vent’anni e a quadruplicare entro il 2050. Nonostante le Nazioni Unite e i Governi premano per la realizzazione di efficienti sistemi di riciclaggio, solo il 5% della plastica viene riciclata in modo corretto mentre il 40% finisce nelle discariche e un terzo negli ecosistemi fragili, come gli oceani.
L’indifferenza verso le questioni ambientali costituisce una forma ancor più grave di quell’indifferenza nei confronti della politica che Piero Calamandrei aveva così ben descritto in un suo celebre discorso agli studenti di Milano nel 1955 (il discorso completo potete leggerlo qui):
“…quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: -Ma siamo in pericolo? -, e questo dice: -Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda-. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno e dice: -Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda! -. Quello dice: -Che me ne importa, non è mica mio! -…”.
I progetti di riforma, quando non sono di mera facciata, hanno tempi di realizzazione incompatibili con l’urgenza di provvedimenti che l’emergenza ambientale richiederebbe. Solo la ricerca scientifica con le relative innovazioni tecnologiche sembra in grado di porre, allo stato attuale, un rimedio concreto all’invasione delle plastiche.
Photo: Goran Horvat da Pixabay