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L’occhio e le vie ottiche: l’osservazione come primo strumento di ricerca

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L'occhio e le vie ottiche: l'osservazione come primo strumento di ricerca

L’occhio è lo specchio dell’anima” recita un antico detto. E Novembre , di Giovanni Pascoli, rispecchia pienamente le emozioni, tradotte in versi, provate dal poeta mentre osservava il paesaggio autunnale.

” (…) Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate
fredda, dei morti.”

Nell’ultima strofa di Novembre, si percepisce, con più intensità, una Natura che appare fredda e immobile. È il solo rumore del vento a scuotere lo scenario, trasportando nell’aria il crepitio delle foglie ormai secche.

Che cosa è l’osservazione?

Guardare è un atto quotidiano, spontaneo, attraverso cui avviene il primo contatto con il mondo esterno.

Osservare, invece, significa guardare e prendere coscienza di ciò che ci circonda. L’osservazione è caratterizzata, quindi, dalla finalità di descrivere ciò che si guarda e che si considera biologicamente rilevante.

Questo è possibile grazie ad una complessa attività neurologica, che parte dagli occhi e coinvolge diverse strutture anatomiche.

L’organo della vista: l’occhio

L’occhio (o bulbo oculare) è un organo di senso pari situato nella cavità orbitaria e separato da essa da uno strato di tessuto adiposo.

Nell’occhio si possono distinguere tre strati, procedendo dall’esterno all’interno:

  1. tonaca fibrosa;
  2. tonaca vascolare;
  3. retina.

Tonaca fibrosa dell’occhio

La tonaca fibrosa è formata da:

  • cornea: struttura trasparente, in contatto con l’esterno e ricoperta dalla congiuntiva bulbare;
  • sclera: lamina biancastra con funzione di sostegno e di protezione dell’occhio.

Tonaca vascolare dell’occhio

Nella tonaca vascolare (o uvea) si distinguono:

  • iride: organo pigmentato, situato davanti al cristallino; nella sua porzione centrale, è attraversato dalla pupilla.

Qual è l’importanza della pupilla?

La pupilla regola la quantità di luce entrante grazie a modificazioni del suo diametro. Tali modificazioni sono rese possibili dalla contrazione del muscolo sfintere della pupilla (che determina miosi, cioè restringimento pupillare) o dalla contrazione del muscolo dilatatore della pupilla (che determina midriasi, cioè dilatazione pupillare), entrambi posti nell’iride.

  • corpo ciliare: si trova al centro della tonaca vascolare e presenta i processi ciliari, separati tra loro da solchi, da cui si dipartono fibre dirette al cristallino (fibre della zonula ciliare). Sulla faccia esterna del corpo ciliare è applicato il muscolo ciliare, che agisce sulla zonula ciliare ed è responsabile dell’accomodazione.
  • coroide: riveste i 2/3 posteriori dell’occhio ed è ricca di vasi, che nutrono gli strati esterni della retina.

Retina

La retina è una struttura di colore rosso scuro, formata da dieci strati sovrapposti.

In particolare, il secondo strato è occupato dai recettori del sistema visivo, cioè i coni e i bastoncelli, che trasformano l’energia dei raggi luminosi in impulso nervoso.

Coni

I coni sono responsabili della visione diurna a colori e sintetizzano il pigmento iodopsina, che è sensibile al verde, al blu e al rosso.

Sono maggiormente concentrati nella fovea centralis, un’area retinica responsabile della visione distinta.

Bastoncelli

I bastoncelli sono responsabili della visione notturna e contengono solamente il pigmento rodopsina.

Il processo dell’accomodazione dell’occhio

L’accomodazione è un processo di adattamento del cristallino, indispensabile per vedere gli oggetti vicini in maniera distinta.

Come avviene l’accomodazione dell’occhio?

L’accomodazione è resa possibile grazie alla contrazione del muscolo ciliare e al conseguente rilasciamento delle fibre della zonula ciliare di Zinn: ciò induce un aumento di curvatura del cristallino, a cui consegue una ottimale messa a fuoco degli oggetti.

Le vie ottiche

L’apparato visivo è sensibile ai contrasti di luce, dipendenti dall’intensità luminosa e dal colore dei raggi luminosi (durante la sera, quindi, “non si vede bene” perché cala l’intensità luminosa e non si colgono differenze nette di contrasto tra gli oggetti!).

Da dove origina la sensazione visiva?

I raggi luminosi colpiscono la retina e i fotorecettori (coni e bastoncelli) trasducono l’impulso luminoso in impulso nervoso, che viaggia lungo le fibre del nervo ottico (formato dagli assoni delle cellule multipolari, che occupano l’ottavo strato della retina).

In fossa cranica media, i due nervi ottici (1 per ogni occhio) convergono a formare una struttura ad “X”, il chiasma ottico, in cui una parte di fibre retiniche si incrociano. Le fibre che fanno seguito al chiasma ottico formano i tratti ottici, che si dirigono verso una struttura diencefalica, il talamo (in particolare, verso i corpi genicolati laterali).

Dal talamo fuoriescono fasci di fibre che formano la radiazione ottica e che si portano all’area visiva primaria (area 17) della corteccia cerebrale, situata nel lobo occipitale del telencefalo.

Area visiva primaria

L’area visiva primaria raccoglie le immagini giunte nella loro crudezza e le invia, in contemporanea, a due aree associative: l’area 18 e l’area 19, poste intorno all’area 17.

Queste ultime aree, quindi, aggiungono complessità alle informazione giunte, affinché il soggetto programmi la propria attività motoria in funzione degli oggetti presenti nel suo campo visivo.

Una finestra sulla patologia: l’adenoma ipofisario

L’ipofisi e gli adenomi ipofisari

L’ipofisi è una ghiandola endocrina, posta alla base del cervello, che secerne diversi ormoni, che agiscono e regolano il funzionamento di numerosi sistemi del nostro organismo.

Si distinguono due diverse strutture di forma lobulare che, nell’insieme, costituiscono la ghiandola ipofisaria:

  • adenoipofisi: porzione anteriore dell’ipofisi; secerne numerosi ormoni, detti tropine ipofisarie (TSH, FSH, LH; ACTH, ormone della crescita, prolattina);
  • neuroipofisi: porzione posteriore dell’ipofisi; funziona da deposito per l’ormone antidiuretico e per l’ossitocina, prodotti dall’ipotalamo.

Gli adenomi ipofisari rappresentano circa il 10% dei tumori in sede intracranica e sono tumori benigni originati a livello dell’adenoipofisi.

Gli adenomi ipofisari si distinguono in:

  • non secernenti: danno una sintomatologia di tipo compressivo sulle strutture anatomiche vicine all’ipofisi;
  • secernenti: comportano disturbi ormonali, legati all’eccessiva produzione di un determinato ormone.

Coinvolgimento degli adenomi ipofisari nella vista

L’adenoma ipofisario non secernente potrebbe comportare una crescita incontrollata delle cellule ipofisarie, che andrebbero a premere sulle strutture circostanti, tra cui, quindi, il chiasma ottico.Il chiasma ottico, infatti, si trova sopra la sella turcica, una concavità scavata nello sfenoide, che accoglie l‘ipofisi.

Se la funzione del chiasma ottico risulta compromessa, si potrebbe avere:

  • riduzione della vista, che spesso rappresenta il primo, se non unico, sintomo dell’adenoma ipofisario non secernente;
  • riduzione dell’ampiezza del campo visivo, cioè di un’area che rappresenta la porzione di mondo esterno visibile quando si fissa un punto.

L’occhio: importante strumento nella conoscenza

Dunque, l’osservazione è il primo strumento di esplorazione ed è orientata alla comprensione di un fenomeno.

Attraverso gli occhi, “raccogliamo” la luce proveniente dall’ambiente esterno e la trasformiamo in impulsi nervosi, che verranno elaborati e interpretati.

Osservare significa, pertanto, creare relazioni tra ciò che si percepisce con lo sguardo e collocare le informazioni percepite in una specifica dimensione spazio-temporale.

La gioia nell’osservare e nel comprendere è il dono più bello della natura” (A. Einstein)

Photo:  di cocoparisienne da Pixabay 

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Andrea Longo, classe '98. Studente di Medicina e Chirurgia presso Università di Parma. Tenore lirico per passione, guarda al mondo con occhio critico e curioso.
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