Nel Giorno del Ricordo, che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata, vorrei soffermarmi sul tema della memoria e ricordi.
Per molti anni gli studiosi interessati alla neuropsicologia dei processi cognitivi hanno focalizzato la loro attenzione sulle basi neuronali dei processi di percezione e memoria. Questi studi hanno fatto emergere la stretta relazione tra memoria ed emozione e i possibili effetti sui ricordi di specifici eventi.
Ippocampo e amigdala
Per comprendere cosa è la memoria e come funziona, possiamo trovare le informazioni necessarie nell’articolo su di essa nell’area Biologia.
Possiamo dire comunque che le strutture maggiormente responsabili nei processi mnestici sono l’ippocampo e l’amigdala, due strutture sottocorticali nel lobo temporale, facenti parte del sistema limbico (Riechen, The Physiological Process of Memory, 1986).
L’ippocampo si occupa di raggruppare le informazioni processate da altre aree cerebrali, sintetizzandole in un’unica configurazione di stimoli sensoriali esterni. L’amigdala, invece, consente il controllo dell’informazione sensoriale e l’attribuzione di un particolare significato affettivo e/o emotivo a tale informazione. È considerata anche la struttura grazie alla quale è possibile associare uno stimolo ad un premio (ricompensa) o ad una punizione (stimolo avversivo).
L’ippocampo e l’amigdala sono strutture intercambiabili ma al mancare di entrambe si realizzano vere e proprie perdite di memoria.
Memoria ed emozioni
Più un evento è carico emotivamente, tanto più lo ricordiamo?
Il ruolo dei fattori emozionali sulla memoria è controverso. Alcune evidenze empiriche mostrano che eventi emotivi tendono ad essere più facilmente ricordati rispetto ad altri neutri.
A tal proposito Christianson e Loftus (1991) fecero un esperimento: presentarono in un laboratorio una serie di diapositive neutre (donna in bici), insolite (donna con una bici sulle spalle) ed emotivamente forti (donna a terra sanguinante vicino ad una bici). Il risultato fu che i partecipanti alla ricerca ricordavano meglio le diapositive emotivamente forti rispetto alle altre.
Altri studi invece evidenziano che un’intensa attivazione emozionale può ostacolare l’accuratezza del ricordo. Facciamo qui riferimento agli esperimenti di Clifford e Scott (1978) e Loftus e Burns (1982). Questi hanno fatto emergere che filmati di rapine e di arresti con scene violente venivano ricordati peggio di quelli con scene meno violente.
Schooler e Loftus (1993) sottolineano l’importanza della distinzione tra suggestionabilità immediata e suggestionabilità differita, molto utile in ambito forense. L’enfasi è stata posta nella comprensione delle condizioni in cui le domande suggestive ed inducenti sono in grado di turbare i resoconti verbali del testimone.
Attraverso lo studio dell’effetto delle informazioni post evento sulla memoria del testimone, Loftus ha dimostrato come in determinate circostanze era possibile spingere le persone a ricordare dettagli scorretti di un evento di cui erano stati testimoni (Loftus, Miller, & Burns, 1978).
Dalla letteratura si evince quindi che eventi traumatici possono produrre effetti contrastanti: ricordo vivido e dettagliato (le cosiddette flashbulb memories, Brown e Kullick, 1977) oppure amnesia/rimozione (Freud, 1915; Peters, 1988; Loftus e Ketcham, 1994).
Memoria e ricordi: le distorsioni
La persistenza e la vividezza di un ricordo non assicura l’autenticità di esso. Il ricordo può aver subito l’effetto di distorsioni immediate o successive. Nel primo caso possono essere dovute ad errori percettivi legati allo shock.
Nel secondo caso invece possono esser legati alla natura intrinsecamente “costruttiva” del ricordo (studi di Terr, 1988, su bambini vittime di sequestro in California). Nella ricostruzione di un ricordo giocano un importante ruolo gli schemi preesistenti e le informazioni acquisite a posteriori.
I sette peccati della memoria
La distorsione è solo uno dei fattori che può intervenire in un ricordo. Essa rientra nell’elenco dei “sette peccati della memoria”.
Gli altri sono:
- labilità;
- distrazione;
- blocco;
- erronee attribuzioni di memoria;
- suggestionabilità;
- persistenza.
Questi sono stati definiti da Schacter (1999, 2001b) come errori o punti deboli dei processi della memoria.
Li conoscevate?
Oggi ne abbiamo approfondito uno. Prossimamente ne vedremo altri.