Mentre l’Italia era anestetizzata dalla kermesse festivaliera Sanremese, dall’altra parte dell’Oceano si è svolta una manifestazione di ben altra caratura e portata: la New York Fashion Week 2023.
La Settimana della Moda della Grande Mela é l’appuntamento d’apertura del fashion month che si celebra ogni anno tra febbraio e marzo, a cui seguiranno in serie Londra, Milano e Parigi.
La New York Fashion Week 2023 oramai da anni assestatasi al pari delle cornici di Parigi e Milano (anche grazie alla direzione artistica dell’italiano Massimo Maltese), è tra gli eventi più glamour ed esclusivi al mondo, in cui designer, celebrità dello star system ed influencer fanno a gara per prendervi parte. È il momento in cui le grandi maison e celebri stylist presentano le collezioni donna che influenzeranno le tendenze del prossimo autunno/inverno 2023-2024.
New York Fashion Week: Alla ricerca dell’anti convenzionalità
Le passerelle della “città che non dorme mai” sono senza dubbio quelle più originali e avant garde della scena mondiale, e tra le proposte che maggiormente hanno lasciato il segno, meravigliando il pubblico e il fashion system, ci sono state le collezioni di Thom Browne, Michael Kors, Carolina Herrera, Heron Preston, Rodarte, Vivienne Tam, Jason Wu, Willy Chavarria e molti altri.
Minimalismo o massimalismo, classicità o stravaganza. Le passerelle della Grande Mela hanno ospitato universi estetici differenti tra loro, ma quasi tutti accomunati da un unico e per certi versi inaspettato comun denominatore: l’inclusività.
Ed infatti, a prendersi la scena sulle passarelle Newyorkesi non è stata la consueta parata di star nei parterre (Leonardo di Caprio, Brie Larson, Katie Holmes, Sienna Miller, Emily Ratajkowski tra gli altri), né gli outfit esibiti (da quelli casual ed eleganti a quelli più eccentrici e stravaganti, pronti a dettare i trend futuri). E’ stato piuttosto l’affermarsi con decisone e disinvoltura del body positivity, una vera e propria unconventional beauty, che hanno deciso di abbracciare tanto le maison più prestigiose quanto i designer emergenti. Una piacevole novità che ha colpito e sorpreso.
La Fashion week a stelle e strisce, nel pieno rispetto dei capisaldi della terra in cui si svolge, emerge e si distingue dalle altre passerelle internazionali per le sue caratteristiche di inclusività e trasversalità che la rendono ancor più un fenomeno di costume in controtendenza.
La rivincita della bellezza imperfetta: BODY POSITIVITY
Come a voler dimostrare che il fashion non sia solo ad appannaggio di pochi eletti ma sia al contrario quanto più democratico e accessibile a vaste platee, sulle passerelle newyorkesi si sono viste alternare e perfettamente amalgamare tra loro, modelle dalle bellezze classiche e tradizionali con modelle dai canoni estetici “alternativi”.
Non più, quindi, solo corpi perfetti ai limiti del reale bensì silhouette vere di ogni tipo. E così accanto a Miss Universo trovano il loro dovuto spazio anche modelle che mostrano con orgoglio smagliature, cellulite e “imperfezioni” varie.
Il messaggio che sembra voler lanciare il Runway 7Fashion di New York è che la body positivity non sia circoscritta ad una mera strategia di marketing finalizzata a raggiungere un più largo spettro di mercato (basti pensare che negli Usa oltre l’80% della popolazione è in sovrappeso) ma sia un vero e proprio cambiamento di rotta non destinato ad essere il classico vento fatuo tipico del mondo della moda.
Un’inclusività quella newyorkese che non si limita alle sole silhouette curvy (oramai da alcuni anni presenza sdoganata e costante) ma che si estende anche a modelle transgender, modelle agée o ancor più semplicemente modelle dall’allure particolare e non allineato ai classici standard.
L’imperfezione è solo negli occhi di chi guarda
Si tratta di un nuovo capitolo della rappresentazione femminile nella sua accezione più ampia e multiforme. Avere il privilegio di assistere a un runway della NY Fashion Week significa toccare con mano l’American Dream che diventa realtà. Quindi se anche una donna “fuori target” può assurgere a modella in uno show così prestigioso vuol dire che anche tu semplice donna comune della porta accanto puoi divincolarti da regole imposte da convenzioni e senso comune e addivenire ad una maggiore consapevolezza e sicurezza in te stessa, attraverso l’accettazione delle tue imperfezioni e il coraggio di essere te stessa.
Tutto ciò si pone come una vera e propria rivoluzione, che ci si augura possa essere prim’ancora culturale e concettuale, volta a rompere con quei i canoni estetici così restrittivi e troppo spesso impossibili da rispettare, a cui il fashion system ci ha da sempre abituati.
Una rivoluzione che diviene chiave di volta, o meglio di svolta, nel momento in cui la body positivity non viene più relegata a semplice movimento d’opinione e non ci si limita a riservare in passerella delle quote curvy solo per un autoincensatorio esibizionismo del politically correct.
Anche al di fuori del runway
Inutile nascondersi. Viviamo in una società contemporanea in cui, senza distinzione di età alcuna, dalla teenage fino al post meno-pausa, lo stereotipo della bellezza perfetta è ormai una droga (a cui si è assuefatti), propinata da social e tv, dove ostentare il finto e celare il vero resta l’unico diktat nella spietata caccia all’ultimo like. Filtri, photoshop, super make-up, chirurgia estetica fanno la parte del padrone.
In un’era in cui è vero solo ciò che appare, l’imperfezione non è qualcosa di contemplato, compreso ed accettato.
Alla luce di ciò, il nostro auspicio è che questo vento di inclusività e di riscoperta dell’autenticità che soffia dall’America, vada oltre la passerella e trovi la sua corrispondenza anche nella coscienza collettiva.