Dal crollo nel vecchio ponte Morandi, alla rinascita, con il nuovo ponte di Genova progettato dall’architetto genovese Renzo Piano.
14 Agosto 2018. Una data che i Genovesi non potranno dimenticare. Il forte boato, poi silenzio e polvere. Il ponte progettato da Riccardo Morandi, che fruttò all’architetto fama a livello mondiale, si era sgretolato.
Il viadotto, con struttura strallata in calcestruzzo armato e calcestruzzo armato precompresso, presentava la particolarità di un rivestimento realizzato in calcestruzzo precompresso per gli strali, protetti così dagli agenti atmosferici.
La storia, però, ha rivelato che l’inquinamento industriale, la salsedine e gli eccessivi carichi da sostenere, col passare del tempo, hanno giocato un ruolo chiave non preventivato e il degrado ha condotto alla conclusione nefasta.
Il nuovo ponte di Genova
Dal 15 agosto, un genovese già lavorava all’idea per la nuova infrastruttura; Renzo Piano, l’archistar insignito del premio Pritzker nel 1998, da sempre legato alla sua terra d’origine. “Un ponte destinato a durare non mille, ma duemila anni”, che sia resistente, forte dentro, ma poco appariscente; “dovrà essere un ponte genovese, semplice e parsimonioso, ma non banale e deve ricordare le vittime”. Queste le prerogative.
La nuova costruzione ha il compito di unire, non solo sulle carte geografiche, non solo le due sponde della città. Deve superare i confini ed abbracciare.
Le caratteristiche del progetto
In circa otto mesi il progetto, donato dal suo cittadino più illustre, è stato realizzato e 620 giorni dopo quel terribile crollo: Genova ha di nuovo il suo ponte. A rendere possibile ciò è stata la collaborazione di grandi aziende italiane (Salini Impregilo SPA, Fincantieri Infrastructure SPA e Italferr), accompagnata da un sistema legislativo meno schiavo a vincoli e controlli.
La nuova infrastruttura, che sarà inaugurata probabilmente a fine Luglio, funge da modello, soprattutto per la tempistica di realizzazione, facilitata, per l’appunto, dalle misure politiche meno stringenti e per lo spirito che ha animato questi otto mesi.
Il nuovo ponte di Genova è lungo 1067 metri, con una profondità di 30 e innalzato di 56,20 metri sul livello del mare. 18 piloni in calcestruzzo sorreggono 19 campate appoggiate ad essi. Sono posti ad un passo costante di 50 metri, fatta eccezione per le tre campate centrali, quelle in corrispondenza del torrente Polcevera e delle linee ferroviarie, dove il passo diventa di 100 metri.
Presentano sezione ellittica, soluzione atta a mitigare l’impatto visivo e che illusoriamente li fa apparire meno colossali. Allo stesso fine, la sezione del viadotto si riduce verso le due estremità, producendo una morfologia simile a quella dello scafo di una nave.
La luce, scivolando sulla superficie dei piloni, contribuisce a snellirli e il colore bianco scelto rende la costruzione più luminosa e armonizzata nel contesto del paesaggio.
A differenza del precedente, qui l’acciaio non manca; sono 24 000 le tonnellate di carpenteria metallica usata per le strutture e circa 67 000 i metri cubi di calcestruzzo.
È un’opera di grande ingegneria strutturale, in grado di reagire a carichi, terremoti, sbalzi termici, agenti atmosferici.
Dal punto di vista antisismico, l’impalcato del ponte è isolato dai moli grazie a dispositivi di supporto, che permettono il “respiro” di esso stesso, lasciando inalterate stabilità e resistenza.
Le ultime lavorazioni del nuovo ponte
Circa una settimana fa è stato innalzato l’ultimo impalcato e posto in quota, ma rimangono da completare la posa della soletta impermeabilizzante, sottofondo all’asfalto e da effettuare i collaudi (rimandati alla fase finale per ottimizzare i tempi).
L’infrastruttura sarà dotata di una nuova corsia di emergenza in entrambe le direzioni di marcia, che si affianca alle due ordinarie da 3.75 metri. Questo garantirà una maggiore sicurezza stradale e, soprattutto, la possibilità di effettuare lavori di manutenzione, evitando, in tal caso, la chiusura delle altre corsie. L’opera sarà illuminata da 43 fari, alimentati da pannelli fotovoltaici, 43 come le vittime da ricordare.
La tecnologia: robot e sensori
Un complesso sistema di sensori e robot renderà smart la costruzione e sarà indispensabile per monitorare le risposte del ponte ed ogni suo comportamento. Questo il marchio impresso da Piano, che fa dell’hi tech uno dei suoi cavalli di battaglia.
Wash gestirà la pulizia delle pareti antivento e dei pannelli solari, mentre ad Inspection il compito di rilevare eventuali anomalie nel funzionamento del viadotto. I due robot saranno gli occhi che, muovendosi autonomamente e superando eventuali ostacoli, invieranno i dati raccolti.
La storia mostra gli errori da non commettere ed, in questo progetto, Renzo Piano Building Workshop ha escogitato una serie di misure preventive che riducano al minimo l’insorgenza di pericoli.
In diverse parti della struttura saranno installati dei sensori, rispondenti a scopi disparati. Monitorare le condizioni del calcestruzzo dei piloni, quantificare i carichi da sopportare, misurare la temperatura dell’impalcato in acciaio e del cassone, sia internamente che esternamente.
Per ovviare a possibili formazioni di condensa, causa di corrosione, sarà predisposto un sistema di ventilazione, attivato automaticamente al rilevamento di determinati valori limite. Parallelamente, un dispositivo di raccolta convoglierà le acque piovane in un depuratore, che le rilascerà nel torrente, a seguito del trattamento.
Il nuovo ponte di Genova, dalla grande componente sostenibile, dai tempi record, attento alla qualità e alla sicurezza delle lavorazioni, è un modello di rinnovamento infrastrutturale, esportabile in tutto il mondo. Sorregge carichi sociali, economici e strategici ed è il simbolo della rinascita di una città ferita.
Il nuovo viadotto non è certamente la prima opera realizzata dal senatore a vita nella sua città. Nel prossimo articolo scopriremo insieme come l’architetto abbia dato un nuovo volto al porto antico genovese, progettando il waterfront e congiungendolo al centro storico.
Photo: Render progetto di Renzo Piano