”…Tutti i grandi comici, da sempre, si muovono e si comportano in maniera immatura, come bambini.” – Paolo Villaggio
OLTRE L’ATTORE
Paolo Villaggio, a tre anni dalla scomparsa, resta ancora un simbolo dello spettacolo italiano e internazionale. Con la sua poliedricità è riuscito ad entrare nel quotidiano degli italiani e a legarsi a loro.
Andiamo però oltre l’attore. Villaggio a partire dal 1969 è riuscito attraverso la recitazione, la scrittura e il doppiaggio ad esprimere le incongruenze della società italiana attraverso la sua comicità satirica spiccata.
LA NASCITA DI UN GENIO
Dotato di grande intelligenza e inventiva Villaggio inizia la sua carriera esibendosi come comico tra i cabaret della sua città natale, Genova, e di Milano.
Sarà proprio durante queste serate che verrà scoperto da Maurizio Costanzo. Il produttore, affascinato dalla sua comicità sfrontata e iperbolica, lo lancia nel mondo dello spettacolo dell’Italia degli anni ’60.
Dal ’69 in poi Villaggio diventa parte del quotidiano italiano per 50 anni.
Le maschere di Kranz e Fracchia anticipano quella del ragionier Fantozzi, ma riescono comunque a trasmettere quella comicità dissacrante e di sfida che egli presenta al pubblico.
Esempio è la sua attività di presentatore, Villaggio non rispetta le norme classiche della televisione del buon costume.
Lui ”attacca” lo spettatore, spesso recitando in mezzo al pubblico o richiedendo riprese che annullino quella quarta parete, protettiva che presentatore e pubblico.
Lo spettatore diventa parte integrante della scena.
L’artista si pone con una comicità rabbiosa e cinica, un linguaggio irriverente e scandaloso.
Saranno questi gli elementi principali che divideranno il pubblico italiano tra l’amarlo e il detestarlo.
L’andare contro morale presentato da Villaggio non si attiene all’idea di spettacolo a cui è abituato l’italiano medio, ma sarà proprio questa sua diversità a renderlo un’icona.
LA DOPPIA COMICITÀ
Villaggio presenta con i suoi personaggi comicità doppia.
Esteriormente di tendenza spicciola e burlesca, infantile. L’essenza di ”un piccolo uomo privo di talento” che per l’uomo medio è emblema della sua quotidianità.
In quell’uomo spicciolo ci vede il ”vicino buontempone” e mai sé stesso, la verità sarebbe troppo scomoda da sopportare.
Questa comicità iperbolica e puerile, scatena un riso superficiale.
Se però ci si sofferma e si analizza in profondità il personaggio, si percepisce il vero intento di Villaggio: il ragioniere è solo uno specchio tendente all’esagerazione dell’uomo reale, l’uomo medio, che costituisce la società.
La rappresentazione di un uomo che preferisce concentrarsi sugli aspetti puerili della vita, dettati dalla nullafacenza, piuttosto che osservare la società intorno a lui e cercarne di risolverne i problemi.
Questa seconda concezione della sua comicità e soprattutto del vero significato dietro Fantozzi ha spesso ridotto il pensiero di Paolo Villaggio alla concezione di uno ”snob”. Anche agli occhi dei fan stessi dell’artista, perché difficile da accettare il vero significato della maschera.
LA POLIEDRICITÀ DI PAOLO VILLAGGIO
Come anticipato il genio artistico di Paolo Villaggio non può solo essere chiuso nell’ essere attore, nel suo essere stato il ragionier Fantozzi.
Amante della cultura e delle arti, sceglieva con cura le persone con cui intendeva sviluppare rapporti umani, ricercava amicizie che potessero arricchire la sete di cultura. Anche per via di questo suo comportamento ”altezzoso”, egli veniva spesso bollato come ”uno snob sgradevole”.
Egli portava avanti le sue molteplici passioni. Inizia la sua carriera e soprattutto lo sviluppo di suoi personaggi con la scrittura, componente essenziale per la sua vita artistica. Sarà dai suoi libri che spunteranno fuori i personaggi più amati dal pubblico, e che riadatterà al cinema attraverso la scrittura delle sceneggiature.
Lontano dalla televisione, si cimenta nel teatro, dimostrando un’innata capacità camaleontica di alternare commedia e tragedia senza risultare forzato o inadatto al ruolo. Dando riprova del suo grande talento multi-tecnico.
Tra gli elementi caratteristici della sua formazione è d’obbligo l’esperienza in radio come speaker e la passione per la musica e la composizione, che avrà la possibilità di condividere con l’amico storico Fabrizio De André.
OLTRE L’UOMO
In pochi hanno avuto la possibilità di avere a che fare, saputo comprendere e capire Paolo Villaggio. Ciò non ha fatto altro che confondere l’opinione pubblica sulla vera essenza di quell’uomo presente nella nostra cultura.
Come annunciato in diverse interviste dallo stesso artista, egli preferiva la sua cerchia circoscritta e non dava minimamente importanza ai giudizi esterni. Per questo il rapporto con i suoi amici è fondamentale per comprendere il suo genio.
La profonda amicizia che lo legava sin dal ’48 con Fabrizio De André è anche una prova della poliedricità dell’artista e la sua passione per la musica. I due amici amavano bighellonare insieme ai loro amici come ”fannulloni” alla ricerca di stimoli ed esperienze.
Riescono a condividere ed apprezzare l’intelligenza e l’arte reciproca con rispetto e affetto. I due scrivono insieme anche due pezzi musicali. Il ”Fannullone” e “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”, testi estremamente irriverenti e spesso soggetti a pesante critica per la loro ”indecenza”.
Comprendere il Villaggio ”uomo”, è stato difficile anche per i suoi colleghi, incapaci di scindere le sue maschere e comprendere la sua personalità complessa. Milena Vukotic, la celebre Pina Fantozzi, moglie del suo personaggio iconico, è stata tra i pochi amici e colleghi a comprenderne l’anima dalle mille sfaccettature, ricordandolo in diverse interviste e pensieri a lui dedicati, come uomo di grande sensibilità e intelligenza.
Il fare un ”burbero” con cui si relazionava da uomo comune, causato dall’estrema sincerità e ironia caratteristici della sua personalità, non riuscivano ad essere compresi neanche dai suoi fan, scatenando spesso putiferi mediatici.
LO SCOPO DELLA COMICITÀ PER PAOLO VILLAGGIO
Lo scopo di Villaggio con la sua comicità era quello di risvegliare la coscienza del popolo. Aiutare gli italiani, persi nei meandri di una società del consumo, standardizzata basa su rapporti sociali finti e moralmente educati, a ritrovare il proprio senso critico.
Ciò che resta da fare è riesaminare questo artista sotto il suo punto di vista, sforzarci di leggere questa comicità nel senso in cui la intendeva lui, bisogna andare oltre la maschera e oltre l’uomo.
Foto di Tim Mossholder da Pexels