Negli ultimi tempi, le parole più ricorrenti che abbiamo letto o ascoltato sono state scienza, virus, apparecchiature mediche. Termini che ci destano timore, eppure osservandoli da un altro punto di vista possono suscitare meraviglia. Queste parole sono state persino fonte d’ispirazione nel campo della moda. No, non è blasfemia scientifica, moda e scienza hanno un legame molto stretto.
I primi rapporti tra moda e scienza, in particolare, tra moda e chimica: la tintura dei capi.
Subito ci tornano in mente le macchie lasciate sui tessuti dai vari elementi sui nostri abiti; il principio del trasferimento dei coloranti sulla stoffe è noto sin dall’antichità.
La capacità di queste sostanze, di impartire colore a materiali vari, avviene grazie a interazioni molecolari che permettono al colorante stesso di fissarsi stabilmente sui tessuti. Un legame così forte, che con il tempo, lo stesso pigmento è diventato un’evocazione di un determinato tessuto.
Un esempio? Pensiamo al rosso porpora, l’immagine che viene alla mente sono i fastosi velluti di imperatori e imperatrici. Rosso è un colore regale che è quasi automatico associarlo a tessuti sontuosi come la seta o il velluto. Un altro aspetto imprescindibile tra colore e moda è la rielaborazione del colore stesso. Nella scala cromatica del rosa c’è una sfumatura particolare che si chiama rosa Schiaparelli conosciuto anche come rosa shocking, o come non citare il rosso Valentino o il blu Armani.
Chimica e moda, in questo senso, sono frutto di un legame che si imprime sul tessuto e rimane nella mente.
Altri legami con il mondo scientifico: lo sviluppo delle fibre sintetiche in laboratorio.
Il nylon ha uno stretto legame con il mondo scientifico perché fu inventato da Wallace Carothers (chimico statunitense) e brevettato dalla Du Pont, nel 1935. Questo materiale troverà una grandissima diffusione con la guerra al seguito delle truppe americane nei paracadute; e successivamente grazie alle sue caratteristiche che lo rendono assolutamente funzionale all’industria tessile per il suo vasto utilizzo in collant, abbigliamento sportivo e piumini.
Inizia così l’ascesa delle “fibre sintetiche”, trovando successivamente ulteriori sviluppi in altri “tessuti” come il pile, il neoprene (sempre opera Carothers) che attualmente hanno grandissimo uso nel campo della moda.
Un cambiamento significativo è avvenuto negli ultimi anni con l’introduzione di fibre sintetiche ecocompatibili. In quest’ottica, gli apporti più esemplificativi sono:
Econyl, la cui produzione è ricavata interamente dal riciclo meccanico delle bottiglie di plastica; ed Ecoalf (prodotto dall’azienda omonima, fondata nel 2009) e che nasce da reti da pesca scartate, bottiglie di plastica abbandonate, pneumatici usurati, cotone post-industriale.Lo stretto connubio tra scienza e moda non si limita solo ad un chimico legame.
Da un’altra branca scientifica, quella “medica”, gli stilisti hanno attinto in diverse circostanze.
Emblematico è il caso della stilista Brooke Roberts, con passato da radiologo. Per l’annata autunno/inverno 2010/2011, la stilista britannica presentò la collezione Sign us. Qui i capi, per lo più di maglieria, presentano le scansioni delle tac e grafici da elettrocardiogramma. Immagini, che spesso stimolano paura e ansia, si trasformano in moderni e raffinati disegni. Gli abiti mostrano colori contrastanti o graduali gradazioni di grigio, grafemi tipici delle risonanze magnetiche, che qui delineano il corpo femminile in maniera intrigante e sinuosa, esaltando l’altissimo pregio dei materiali: cachemire e lana merino.
Altro caso mutuato dal campo scientifico è la realizzazione della collezione “Virus”, degli abiti firmati Anastasia Ruiz, in collaborazione con ESMOD la prestigiosa scuola internazionale di design e moda, con sede a Parigi. In un ‘intervista, la stilista ha dichiarato di aver sempre subito il fascino delle forme colorate delle cellule, e nel 2016 ha concepito la collezione. La realizzazione di una porzione degli abiti (il virus-ricamo) è stato realizzato tramite l’appoggio di Sculpteo, società francese specializzata in stampe 3D, in particolare con l’aiuto del designer 3D, Alvise Rizzo.
Le fasi della collezione
Il primo approccio di Anastasia Ruiz è stato il disegno di ogni “particella virale”, successivamente un software di design ha perfettamente ricreato l’immagine che sarebbe stata replicata dalla stampante, utilizzando un materiale flessibile particolare(TPU). L’aspetto importante della stampa è stato ricreare una struttura articolata che potesse consentire il movimento del tessuto, possibile grazie all’idea di congiunzioni triangolari.
Il risultato di tale lavoro? La creazione di un abito bianco, una gonna e top dai colori vitaminici, le cui linee pulite e sartoriali evocano i vestiti degli anni sessanta. Il ricamo dato dalla congiunzione dei “virus” richiama agli abiti di pizzo sangallo, ma con sguardo futuristico e avanguardista. L’abito non si indossa, lo si percepisce.
Dai virus come fonte d’ispirazione, passiamo ai tessuti biologici come sfondo per gli abiti.
Nella collezione “Fashion- Science” la relazione moda e scienza trova la massima espressione. Gli ideatori della collezione sono stati Giovanna Gelardi e Matteo Gelardi.
Giovanna Gelardi laureata in scenografia, arti visive e discipline dello spettacolo, si è specializzata presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e collabora con numerose compagnie teatrali. Nel 2010, il medico otorinolaringoiatra Matteo Gelardi compie il suo debutto artistico. Grazie allo studio della citologia nasale e all’utilizzo del microscopio ottico, le opere fotografiche presentano e tramutano aspetti dei meccanismi fisiopatologici delle vie respiratorie in elementi artistici.
Gli abiti della collezione Fashion- Science sono realizzati a mano, e mostrano stampe provenienti dalle immagini al microscopio. Grafiche astratte, che passano dai colori tenui ai contrasti più estremi, bilanciano perfettamente la silhouette degli abiti, esaltandone le forme.
Nuovi orizzonti: progetto Descience
A suggellare il legame tra moda e scienza, nel 2014, il progetto Descience pone invece le basi per un dialogo continuo tra questi due distanti mondi. Descience è il frutto della collaborazione tra scienziati, designer e stilisti, nato per trovare nuovi stimoli e nuove forme nel mondo della moda.
Piccoli e significativi passaggi ci hanno presentato come scienza e moda hanno un legame molto molto stretto. C’è stato un dialogo che ha permesso di trovare sempre nuovi stimoli… chissà! In un prossimo futuro di distanziamento sociale e maggiori premure igienico sanitarie, potrebbero esserci gli abiti auto igienizzanti. La “chimica” tra scienza e moda a qualcosa porterà.
Foto di Pattadis Walarput da Pixabay