“Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. (…)” – Martin Luther King Jr (1929-1968).
Nel celebre discorso “I have a dream“, tenutosi a Washington il 29 Agosto del 1963, M.L.King invoca un clima di uguaglianza e fraternità, in un periodo fortemente dominato da tendenze razziste.
La biologia delle diversità
La diversità biologica (ad esempio, il colore della pelle) è il risultato di un necessario processo adattativo dell’evoluzione.
Il colore della pelle: una distinzione biologica
La melanina è un pigmento cutaneo, che ci protegge dall’azione dannosa dei raggi ultravioletti.
È prodotta dai melanosomi, particolari strutture caratteristiche dei melanociti.
Si distinguono due tipi di melanina:
- eumelanina (più scura ed insolubile);
- feomelanina (rosso-giallastra, ricca di zolfo).
Classificazione di popolazioni
In base al tipo di melanina e alle dimensioni dei melanosomi, si distinguono tre tipi di popolazioni:
- a carnagione scura: i melanosomi sono di notevoli dimensioni e producono abbondante eumelanina;
- caucasica: i melanosomi sono più piccoli e producono eumelanina;
- celtica: i melanosomi sono ridotti e producono feomelanina (la pelle è molto chiara ed è tipica delle popolazioni nord-europee).
Affinché la cute assuma colore, i melanosomi devono essere trasferiti ai cheratinociti (la popolazione cellulare più abbondante degli strati epidermici), dove verranno degradati.
- Nei cheratinociti, i melanosomi si raggruppano in complessi melanosomiali (tipici dei fenotipi caucasico e celtico), che degradano a vari livelli la melanina, conferendo alla cute un aspetto piuttosto chiaro;
- nella popolazione a carnagione scura, i melanosomi non formano complessi: la melanina, di conseguenza, non viene precocemente degradata e raggiunge l’ultimo strato dell’epidermide (strato corneo).
Dal concetto di razza al concetto di etnia
Dall’ Antichità al Secolo dei Lumi
- Il medico greco Ippocrate ipotizzò che diversi fattori (localizzazione geografica, clima…) contribuissero a determinare le diversità fenotipiche dei vari popoli;
a tal proposito, egli scrisse: “le forme e le disposizioni dell’umanità corrispondono alla natura del paese“.
- In Età medievale, fu rielaborato il modello classico di “Scala naturae”.
La Scala naturae (o “grande catena dell’essere“), è un modello di divisione gerarchica: rappresenta un primo tentativo di tassonomia.
- Nel XVIII secolo, gli scienziati, rifacendosi alle suddivisioni della “Scala naturae”, tentarono di classificare l’uomo basandosi su:
a) distribuzione geografica delle popolazioni umane;
b) differenze fisiche particolari;
c) morfologia;
d) abitudini alimentari.
La “razza” di appartenenza implicava, però, che un gruppo possedesse tratti personali e somatici che comportavano una più distinta e deviante classificazione.
La Scienza fu, così, utilizzata come strumento di giustificazione della supremazia di razza.
Charles Darwin
Nella seconda metà del’800, Charles Darwin (1809-1882) negò le teorie che facevano dipendere la diversità morfologica da differenze di natura ambientale.
Secondo Darwin, le caratteristiche fisiche, usate come mezzo di distinzione, non rappresentavano un’utilità per la sopravvivenza della specie.
A tal proposito, Darwin propose un’altra ipotesi che potesse giustificare la persistenza di queste caratteristiche nella storia evolutiva: la selezione sessuale, definita come
“la lotta presente tra gli individui di uno stesso sesso per il possesso dell’altro sesso“.
La selezione sessuale darwiniana è suddivisa in due tipologie:
- lotta fisica per la conquista di un compagno;
- preferenza per una determinata caratteristica, all’interno di una determinata specie.
Per spiegare l’esistenza e lo sviluppo delle razze, Darwin concluse che:
- indipendentemente dalla razza, tutti gli esseri umani condividono un unico antenato comune;
- le differenze di razza basate sul fenotipo non costituiscono un valore di sopravvivenza.
Dunque, Darwin sconfisse il razzismo scientifico, che giustificava la supremazia o la inferiorità di una razza rapportata ad altre razze.
UNESCO
Nella “Dichiarazione sulla razza e i pregiudizi razziali”, accolta dall’UNESCO il 27 novembre 1978, si considera priva di ogni fondamento scientifico qualunque dottrina che attribuisca a differenze etniche anche differenze di natura intellettuale e attitudinale.
Pertanto, la comunità internazionale è riconosciuta come “un insieme universale, ma diversificato” e
“tutti i popoli e i gruppi umani (…) contribuiscono secondo il loro proprio genio al progresso delle civiltà e delle culture.”
Quindi, il concetto di etnia sostituisce il concetto di razza (basato, quest’ultimo, propriamente su caratteri morfologici).
Con “etnia” si fa riferimento ad una comunità che condivide lingua, cultura, tradizioni, memorie storiche e stanziata su un determinato territorio.
Il razzismo è una giustificazione?
Nel romanzo “Tarzan delle Scimmie”, di E.R. Burroughs, si legge: “(Tarzan) cominciò a rendersi conto della grande differenza che esisteva tra lui ed i suoi compagni. Il suo piccolo corpo abbronzato… improvvisamente gli fece provare un sentimento di profonda vergogna.”.
Le caratteristiche fenotipiche sono il naturale risultato di un’evoluzione in continuo adattamento.
Criticare o colpevolizzare illegittimamente una etnia, che si regge su valori di necessaria diversità, è scientificamente infondato, oltre che privo di moralità.
Dunque, esiste ancora il razzismo perché esiste la disinformazione.
E, per questo, il razzismo si nutre di giustificazioni inesistenti, di pericolosi pensieri basati sulla volontaria ignoranza e alimentati dalla paura del “diverso”.
“Siamo sempre lo straniero di qualcun altro. Imparare a vivere insieme è lottare contro il razzismo”. – T.B. Jelloun
Photo di: Tanuj Handa da Pixabay