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Tumore alla prostata: come riconoscerlo?

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Tumore alla prostata: come riconoscerlo?

La prostata è una ghiandola esclusivamente maschile, simile per dimensioni e forma ad una castagna. È posta sotto la vescica e davanti al retto e circonda completamente l’uretra.   Ha lo scopo di elaborare il liquido prostatico,  uno dei costituenti dello sperma, deputato alla nutrizione e al trasporto degli spermatozoi.

Il tumore alla prostata rappresenta circa il 20% di tutte le neoplasie diagnosticate tra gli uomini a partire dai 50 anni di età ed è considerato la seconda causa di morte nel sesso maschile.    Nelle sue fasi iniziali di sviluppo è totalmente asintomatico e, per questa ragione, la diagnosi precoce risulta difficile.  Al crescere della massa tumorale, insorgono i sintomi tipici della malattia: difficoltà ad urinare, bisogno di urinare frequentemente, sensazione di mancato svuotamento della vescica e presenza di sangue nelle urine o nello sperma.   Tali sintomi, però, possono essere collegati anche a problemi prostatici di natura benigna come, ad esempio, l’iperplasia prostatica, dovuta ad un aumento di volume della ghiandola.

Al giorno d’oggi la rimozione chirurgica della prostata è la terapia standard per la cura del tumore prostatico localizzato, proprio per le elevate percentuali di guarigione.

L’IMPORTANZA DELLO SCREENING   –   DOSAGGIO DEL PSA

Il dosaggio del PSA viene indicato periodicamente a tutti gli uomini, a partire dai 50 anni d’età. Quest’esame, infatti, accoppiato a visita urologica o andrologica può rilevare forme di tumore alla prostata agli stadi iniziali.   Ma che cosa è, precisamente, il PSA ?

Il PSA (abbreviazione per: antigene prostatico specifico) è una proteina prodotta dalla prostata ed eliminata per la maggior parte nel liquido seminale e in quantità minore nel circolo sanguigno.   Un aumento del PSA (che corrisponde ad un valore superiore al valore fisiologico di 2,5 nanogrammi/millilitro) corrisponde a un segnale di allerta, che merita ulteriori approfondimenti.

Tuttavia, è opportuno precisare che un valore elevato del marcatore non corrisponde necessariamente alla presenza di tumore.     Il PSA può aumentare anche in presenza di iperplasia prostatica benigna o di infiammazione alla prostata (prostatite).

Si stima che solamente il 30 % dei pazienti sottoposti a biopsia prostatica (dopo riscontro di PSA elevato) è effettivamente portatore di un cancro alla prostata.

L’esplorazione rettale è un altro metodo eseguito nell’ambulatorio del medico di base o dell’urologo, e permette, a volte, di identificare al tatto la presenza di eventuali noduli a livello della prostata.

Purtroppo, non ci sono modalità sicure per prevenire il cancro alla prostata, ma esistono alcune precauzioni nutrizionali che possono aiutare:

  • evitare cibi ricchi di grassi e assumere pochi alcolici;
  • mangiare frutta e verdura di stagione;
  • bere del tè verde: contiene antiossidanti che possono avere un’ azione preventiva nei confronti del cancro.

IL  VERDE : UNA BEVANDA DAI POTERI MILLENARI

Una sperimentazione diretta dal professore Saverio Bettuzzi, del dipartimento di Medicina sperimentale di Parma, durante il primo decennio del 2000,  ha portato ad una conclusione estremamente interessante: gli estratti del tè verde bloccano il cancro alla prostata.

Inizialmente, il professor Bettuzzi ha eseguito un primo studio clinico su 60 volontari che presentavano danni al tessuto prostatico e, al termine di questo studio , si è dimostrato che il tè verde ha rallentato enormemente l’insorgenza del tumore alla prostata. “L’effetto preventivo, era confermato.”  –  afferma Bettuzzi  –  “ ma ci siam chiesti se non si trattasse anche di una cura definitiva” . A distanza di un paio d’anni dalla fine del trattamento, della metà delle persone curate con l’estratto di tè verde, si è riscontrato che solo 2 avevano sviluppato il tumore.

I principi attivi contenuti nel tè verde ,che bloccano lo sviluppo delle cellule tumorali , sono le catechine.

L’evoluzione della lesione alla prostata  in tumore si blocca davvero, e non viene semplicemente rallentata” sottolinea Bettuzzi. L’effetto della bevanda è positivo anche sull’ipertrofia prostatica benigna.

Se gli uomini orientali ne sperimentano da secoli i benefici, occorre ricordare anche che ne consumano litri al giorno” – precisa Bettuzzi – “In Occidente è difficile pensare di fare lo stesso”.

Grazie a questa meravigliosa scoperta, si è aperta la strada per lo studio di nuovi farmaci antitumorali , che possano non avere significativi effetti collaterali  (a differenza di chemioterapie invasive e interventi chirurgici).  Una bevanda millenaria, che è alla portata di ognuno di noi.  E, se secondo un saggio cinese , “il tè si beve per dimenticare il frastuono del mondo”, oltre ad offrire benessere al nostro spirito , è , adesso, il nuovo protagonista nella cura del cancro alla prostata.

Photo: di Anna Tarazevich da Pexels

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Andrea Longo, classe '98. Studente di Medicina e Chirurgia presso Università di Parma. Tenore lirico per passione, guarda al mondo con occhio critico e curioso.
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